ROMA
Appuntamento (teorico) a Villa Borghese. Anzi no, perchè i «suoi» equipaggi sono raggruppati per lo più tra gli hotel Sheraton e il Marriott, mezz'ora buona dal centro di Roma. Vada per il Marriott. «Aspetta, sto andando a recuperare un'auto ferma a Villa Borghese. Poi torno allo Sheraton». Ok. Sono le 21.52 e le Vecchie Signore stanno ancora sfilando in via Veneto. Alle 23.30, dopo qualche intoppo (vedi i lavori di asfaltatura sul raccordo anulare) ce la facciamo: tra le vetture parcheggiate (alcune già coperte con cura) e gli ospiti in abito da sera e calice in mano che si fanno un giro per ammirarle ecco il suo furgoncino. Perchè la Mille Miglia non finisce mica all'arrivo di tappa, sappiatelo. è di notte che prende corpo l'altra faccia by night della Freccia Rossa, indispensabile: il lavoro meticoloso e silenzioso dei meccanici. Pietro Noci, 43 anni, origini valgobbine, poi casa a Verolanuova e infine a Robecco d'Oglio (Cremona) è uno di loro. Quest'anno cura 31 auto (dalla numero 2 alla 442, tre purtroppo hanno rotto) per l'80% di stranieri, e per la Mille Miglia si muove con una squadra di 16 collaboratori, «divisi in sei gruppi per annate delle vetture», ci spiega. Eppure, si toglie un sassolino dalla scarpa, «purtroppo tanta gente non ha molta considerazione di noi»: è vero. Ma se vi si ferma l'auto lungo il percorso, non ci fossero loro, addio Mille Miglia.
Pietro, la vostra giornata tipo? Ride, perchè il sorriso e la cortesia, non li perde mai. Sta per rispondere ma arriva un cliente, borsa in spalla e check in imminente: «Mi dai un occhio ai livelli della batteria?». Certo. Dicevamo: «Partiamo all'alba, con gli equipaggi. Ci sono giornate, rare, in cui può succedere quasi nulla: un cambio che fa i capricci, l'accelerata che si inceppa, roba cos. Oppure iniziano a chiamarti perchè ci sono problemi con la frizione o la testa del motore, e allora è un po' più impegnativo. Il freno posteriore perde? Lo chiudi e ne lasci tre, ci è successo giusto a Desenzano». Pietro segue personalmente i gioielli ante guerra. Ah, un furgone serve solo per i bagagli: «I nostri e quelli degli equipaggi, li facciamo trovare loro nei vari hotel».
La preparazione delle auto dura mesi. Ci sono proprietari che nel deposito di Pietro le lasciano tutto l'anno.
Squilla di nuovo il telefono, sono i suoi ragazzi che lo aggiornano. Non c'è tempo da perdere, bisogna procedere con i tagliandi di routine: è a questo, che serve la notte. «Controllo acqua, olio, freni e luci». Salvo richieste particolari («mi fischia il cinghiolo, dagli un occhio dai», gli dice giusto un pilota) o imprevisti, del tipo spinterogeni da smontare in autogrill. è successo. Ma è successo pure che prima di Fabriano una delle vetture perdesse una ruota, s, una ruota: «Per fortuna stava andando piano!». Pietro e Claudio si guardano, stanno pensando alla stessa cosa. Prima tappa Mille Miglia 2019, premessa: «Seguiamo anche una Cisitalia restaurata del museo nazionale di Torino, dove deve rientrare sana a tutti i costi! Ecco, dopo il controllo timbro nel centro di Ferrara non partiva più. Ho fatto volare due assistenze staccandole temporaneamente da una decina di vetture ipotizzando il peggior guasto. E invece, avevano semplicemente finito la benzina...». Passi il sospiro di sollievo, e tralasciamo i commenti però! Anche perchè per le auto che non sono dotate di indicatore carburante, diamo un bastone di legno con le tacche segnate in modo da controllare i livelli.
Ore di sonno: pochissime. Tre, fra mercoled e gioved. «Ne metti in conto una decina in tre giorni dai» sdrammatizza Claudio, collaboratore di Pietro. «Ma poi sei contento, se riesci a riportare a casa 25 auto storiche su 30 o se sono i clienti, all'arrivo, a farti i complimenti».
Tocca alla numero 179, la cerchiamo nel parcheggio al buio. Eccola. è una Biondetti special del 1950, esemplare unico al mondo. Via con il tagliando, e il controllo ruote, perchè «il cliente ci ha segnalato che resta frenata in discesa». Cacciavite, tocco magico al «registro» che regola i tamburi dei freni, ed ecco che l'anteriore destra torna a girare in modo fluido. Restiamo di sasso, lo ammettiamo. Pietro ride. Cosa vuoi che sia per lui, del resto. Lui che per meno di quattro anni ha lavorato sulle auto moderne salvo poi rispondere a un annuncio di lavoro e imparare il mestiere niente meno che nell'azienda dei fratelli Ettore e Antonio Cabrini (si, il calciatore) salvo poi mettersi in proprio. Prima riaprendo la piccola officina dello zio del padre, Verola, perchè «pure lui, nel 1946, riparava le auto della Mille Miglia», poi cedendo all'esigenza di spazi più ampi.
è quasi mezzanotte e mezza. Claudio chiede una penna a Pietro, c'è da scrivere sul biglietto che il tagliando è ok: ne lasciano uno su ogni auto in modo che all'alba i piloti lo vedano. Noi torniamo in centro a Roma, in hotel, stanchi e ammirati, loro continuano a lavorare. Dietro le incredibili quinte della Mille Miglia.
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